World Philosophy Day

«La filosofia ampliava il mio modo di vedere
e fu come scoprire una macchina fotografica in grado di scattare immagini
di gran lunga più belle e nitide di tutto ciò che avevo visto fino ad allora».

M Lipman, “L’impegno di una vita: insegnare a pensare”

Cara filosofia, come stai?

È oggi. Ogni anno, insieme all’UNESCO, il terzo giovedì di Novembre, ti celebriamo con il World Philosophy Day per sottolineare il tuo “valore duraturo … per lo sviluppo del pensiero umano, per ogni cultura e per ogni individuo”. Ma “spirito filosofico” vorrebbe, forse, che ci chiedessimo perché questa celebrazione può avere ancora senso per le persone e le comunità sociali oggi. Vale ancora la pena questa cerimonia più o meno in pompa magna per la filosofia?

In un esperimento mentale mi rivolgo a te, direttamente, amata filosofia: come stai, cara?

Ti scrivo questa lettera aperta per chiederti: come ti senti nei panni di quella bella e super famosa definizione che ha dato di te il filosofo tedesco Hegel, il proprio tempo appreso col pensiero? E, per dirla invece con i pragmatisti americani: una teoria può dirsi buona (in buona salute!) se è “utile”, se è un buono strumento pratico per migliorare la vita ed espandere la conoscenza: come “teoria-filosofia” non ti senti un po’… ecco, spaccata in due?

Insomma, voglio dire:

  • da un lato, ti mettono il vestitino civettuolo o fascinoso della divulgazione – più o meno pop, il punto di vista individuale di chi parla di te come fosse te (studiosi, esperti attraverso eventi pubblici, seminari, podcast, audiolibri, manuali scolastici…);
  • dall’altro, ti mettono gli abiti buoni della ricerca e dello studio scientifico, specialistico, nelle università e nei centri studio: elegante, ma quanto spesso incomprensibile per il nostro mondo contemporaneo un po’ incasinato e pieno di problemi molto concreti?

In entrambi i casi, cara filosofia, mi chiedo: non ti senti ben lontana da chi sei davvero? Dalla tua origine antica di riflessione che nasce come indagine sui problemi e le esperienze della vita pratica e sociale? Non ti senti a disagio tirata in questi panni, ben diversi da quelli – un po’ scomodi ma colorati e “seriamente giocosi”! – dell’esercizio del pensiero come ricerca riflessiva sul “proprio tempo”?

Se dire filosofia è sempre anche dire politica e società, come si può cercare di ridurti a “teoria”, come possono aver dimenticato che sei una pratica sociale? Questo mi rattrista proprio, ma non mi fa perdere la speranza.

Non credo possiamo più limitarci a bloccare il tuo flusso meravigliante, il tuo intrinseco dinamismo fatto di problemi, domande, ricerca, risposte e… nuovi problemi, domande, ricerca! In questa nostra epoca di sovraffollamento informativo abbiamo ancora tanto bisogno di fare spazio per te, per l’apertura e la crescita nel tempo lento del filosofare.

Ti facciamo spazio, alla fin fine, perché è incredibile il benessere che ci regali quando ti pratichiamo!

Oggi mi sono ricordata della riflessione di un filosofo statunitense, Matthew Lipman (lui, insieme ad Ann Sharp, si è impegnato tanto per portarti anche fra i bambini come dialogo!): suggeriva che “pensare da sé” vuol dire proprio comprendere le proprie convinzioni e trovare buone ragioni per giustificarle: capire i propri assunti di partenza per “elaborare una personale prospettiva sul mondo”, chiarendo i valori e i modi specifici che mettiamo in campo per interpretare la nostra esperienza.

🤭Beh, diciamo che non ci rendi la vita semplice!

Però, alla fine, ci accompagni, mano per mano, nel superare le nostre credenze più tenaci ed ereditate, in un flusso che è ampliamento, allargamento, espansione, creazione di costanti, e diversificazione, analisi, nuove prospettive: per dirla con Dewey, in una parola, ci fai capire cosa significa davvero crescita! Noi cresciamo davvero con te.

Come stai, cara filosofia?

Non senti strette le maniche di questa giacchetta di “teoria” che ti hanno infilato: o divulgazione o specialismo? Forse granché bene non stai, anche a vedere certe celebrazioni noiose e certi trend di “filosofi da podcast”.

Ecco l’augurio per te, nel giorno a te dedicato, è riscoprire davvero chi sei: che ti sia restituita la tua identità facendo di te l’uso pratico – sociale e politico – per cui sei nata! Che il tuo nucleo appassionato di dialogo, il tuo cuore pulsante, torni ad emergere nelle nostre teste! Nei nostri discorsi, nelle nostre riflessioni, nelle nostre relazioni quotidiane. Che crescano i contesti di comunità in cui si fa filosofia.

Invece per noi, cara filosofia – che abbiamo imparato ad amarti, desiderarti, cercarti, studiarti, leggerti, praticarti – scelgo oggi le parole di John Dewey: che, come pratica sociale, tu torni a “indicare all’uomo il senso di marcia che gli permetta di andare verso un obiettivo piuttosto che girovagare qua è là”.

Che tu riesca ancora a “mettere l’uomo nelle condizioni di raggiungere nella vita quei fini che la sua riflessione gli fa desiderare”. Fini in vista di cui ci accorgiamo solo navigando con te nell’immenso mare della riflessione..

Ho fiducia che in questa direzione, cara filosofia, ancora molte cose belle possiamo fare insieme! Partendo da singoli casi o da comunità, andiamo a fondo nell’esperienza quotidiana, costruiamo legami di pensiero.

Con un po’ di cura da parte nostra starai sempre meglio, e la tua potenza, misteriosa e immensa, tornerà ad espandersi. Metterai vestiti comodi e luminosi, oltre la divulgazione mediatica e le roccaforti diroccate e solitarie di un sapere che ha perso connessione con la vita.

Oggi ho festeggiato il giorno a te dedicato con una bella sessione di pratica filosofica di comunità e sono super felice!

Auguri, cara filosofia.
Ti voglio tanto bene.

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