Ci sono momenti della vita in cui ci ritroviamo in uno stato di profonda confusione. In quei momenti percepiamo rapporti, relazioni o decisioni da prendere come estremamente complicati da gestire. Proviamo sensazioni di incertezza, difficoltà e senso di impotenza.
Di solito non sappiamo perché ci ritroviamo in questa circostanza oscura, e se anche ne troviamo una ragione non sempre riusciamo a ordinare i pensieri. Come siamo arrivate qui e come fare per uscirne? Queste domande ci martellano costantemente…
Le donne sono ancora troppo spesso considerate “soggetti deboli”, fragili. In realtà quello che ogni giorno ci viene richiesto è una quantità enorme di impegni, risultati, atteggiamenti sensibili e soluzioni efficaci. Proprio la nostra capacità di essere versatili, di “inclinarci” (nell’ascolto, nella comprensione, nella complessità), viene portata come motivazione per queste richieste e aspettative.
Ma questa risorsa in realtà è una potenzialità che può portarci sempre più vicine ai nostri obiettivi di vita, a coltivare autonomia, coraggio, presenza e chiarezza mentale, a vedere nel dubbio la fonte della meraviglia, della lucidità e dell’autostima.
Non credo che la filosofia (…) sia un tentativo di insegnare a ‘fermarsi’ per mettersi a pensare; essa può piuttosto insegnare a riflettere sul perché andiamo di fretta, e se davvero ci vogliamo andare! ... si può riflettere, mentre si va, sul perché e sul come si va
MATTHEW LIPMAN - “EDUCARE AL PENSIERO”
Chi si avvicina alla filosofia cerca il senso, il significato, di un’esperienza specifica: dell’esistenza. Qui è di casa l’inciampo, l’ostacolo, il problema, la crisi, la difficoltà. Ma in noi, che cerchiamo la filosofia, sono la curiosità, il coraggio di sapere e la consapevolezza di non sapere che vincono sulla paura di cadere e non potere risalire dall’incertezza – sapere aude.
È una situazione in cui ci siamo perse, ma sappiamo riconoscere che siamo su una strada che non è la nostra. Lo stato di preoccupazione, disagio, spaesamento, blocco e, a volte, disperazione non ci spinge a mettere la testa sotto la sabbia o a cercare palliativi o terapie. Noi abbiamo fiducia nella nostra capacità di comprendere, e vogliamo ricostruire il significato, restituire ordine e chiarezza ai nostri pensieri e alla nostra vita.
Filosofare, per persone come noi, è la pratica del dubbio, un mettere in discussione per continuare a cercare, non per mollare tutto. Cerchiamo l’accesso a un nuovo mondo, che sappiamo esistere da qualche parte, diverso da quello a cui siamo abituate ma in grado di suscitare stupore e, dopo l’oscurità, la meraviglia.
Filosofare è un accesso, un confine di fine-inizio, la porta del giardino che ospita lo spazio della riflessione e della consapevolezza.
Come si apre questa porta? la ricerca è la nostra chiave: una volta trovata, utilizzata, praticata, si accede a un mondo in cui siamo libere di confrontarci, di parlare e di raccontarci, di ascoltare ed essere ascoltate, rispettate.
In questo dialogo, animato da coraggio e radicalità, autentico, nascono nuove relazioni e la consapevolezza che noi donne, praticando insieme la filosofia e la riflessione, troviamo soddisfazione alla nostra ricerca di senso dell’esistenza. Impariamo che l’unica risposta ai nostri dubbi e interrogativi, ai nostri vissuti problematici, è l’esperienza stessa di averne e cercare soluzioni più ricche, a vedere più chiaramente grazie alla pratica della ragionevolezza in comunità.
Scegliamo di frequentare questo giardino segreto, cui accediamo col filosofare, perché non è un rifugio dalla vita, ma è quella parte della vita che tendiamo a tenere sempre in secondo piano: quella delle domande di senso, che ci girano per la mente in modo automatico e sparso. Ma, se coltivate, come piantine preziose, ci permettono di stare nel flusso della vita con lucidità e significato.
L’esperienza della Comunità di Ricerca Filosofica soddisfa il bisogno di riflessività creando uno spazio in cui imparare a costruire legami di tipo nuovo, legami di pensiero.
In questo giardino, per qualche ora, partiamo dal nostro disagio, da una situazione problematica, per lasciarla andare: lasciamo da parte le attività, le pretese, le aspettative, le richieste esterne, per coltivare quel giudizio che è pensiero critico costruttivo. Siamo costruttrici di senso attraverso l’inciampo, il fallimento e la vulnerabilità.
Donne libere che esercitano il potere della parola in comune per dare forma e significato alla propria vita.
Cosa ti serve, per partecipare a una Comunità di Ricerca e avere i benefici di questa attività? Due disponibilità fondamentali:
- a confrontarti in modo autentico, così come sei e ti senti quando ci incontriamo, mettendo in gioco la tua esperienza
- a condividere la tua domanda, anche radicale, di esprimere i dubbi con vulnerabilità e con la fiducia che chi è lì se ne prenderà cura.
La Comunità di Ricerca Filosofica è un’esperienza profondamente trasformativa che, partendo dall’esperienza personale e quotidiana, dalla sua problematicità, cambia in profondità e in modo duraturo la vita di una donna, allenando alla chiarezza di pensiero e al coraggio dell’azione.